Su “so wine so food” | Il Pescatorio, mare nostrum veste fusion

Materia prima di prim’ordine dal Mediterraneo, piatti con tocco orientale, vini veri dai piccoli produttori, oli e scatolame di altissima qualità

Immaginiamo che attraverso il nostro portale e la nostra rivista abbiate trovato qualche indirizzo dove mangiare bene e bere anche meglio. Ve ne proponiamo un altro, dove non solo potrete assaggiare qualcosina di tipicamente nostrano con il fascino esotico di lievi sentori orientali ma anche comprare la materia prima e riprodurre la pietanza piaciuta a casa. Si chiama Il Pescatorio ed è una pescheria alquanto insolita, che tutti vorrebbero avere sotto casa. Ci spieghiamo. 1. Profumo di mare. La materia prima talmente fresca e di qualità che basta chiudere gli occhi per sentire lo scroscio delle onde sulla ghiaia del porticciolo peschereccio di Sperlonga. 2. L’Ospitalità. Il titolare Emanuele Smimmo è un oste da manuale: energico, sorridente, gentile, preparato e appassionato del suo lavoro. 3. Dietro le quinte c’è Simona, moglie di Emanuele e bravissima cuoca professionista. Tutti i piatti che vedrete esposti sul bancone sono farina del suo sacco. Ma non limitatevi a guardare, perché quando li assaggerete, capirete di aver a che fare con una persona estrosa: le pietanze sono originali, pur avendo radici e maggior parte della materia prima mediterranei, contraddistinti però da un tocco d’autore nell’uso delle spezie, di frutta e verdura d’oltre oceano. E infatti, nei trascorsi di Simona ci sono studi approfonditi di cucine orientali, da quella cinese alla giapponese, tailandese, coreana ecc., già sperimentate durante anni di esperienza come chef privato.  Rispettando l’eleganza del gusto italiano lei, tuttavia, non stravolge i piatti, li rende semplicemente affascinanti. 4. Pochi posti a sedere permettono di fare aperitivi da sogno: ostriche, crudo di pesce o di crostacei, succulenti assaggi di cibo preparato, conditi da sceltissimi oli d’oliva e accompagnati dai vini accuratamente selezionati da Emanuele.

E qui arriviamo alla questione di abbinamento del vino che, in realtà, è abbastanza semplice nel caso della cucina fusion di pesce. La stessa definizione “fusion” parla della mescolanza di sapori e gusti che si scostano dal tradizionale. Spesso i nostri piatti diventano molto più speziati del solito, a volte più piccanti, più saporiti o agrodolci. Quale vino scegliere? Con piatti di pesce molto speziati o profumati andate sul sicuro con un Gewurztraminer dell’Alto Adige, perché altrettanto aromatico e, quindi, in grado di controbattere. Una valida alternativa “esotica” potrebbe essere un Verdejo di Rueda (Spagna) o un Riesling di Mosella o di Nuova Zelanda. Una pietanza marinata, nonostante spesso considerata “inabbinabile”, vi regala momenti piacevoli se accompagnata da uno Sherry Fino o Manzanilla de Sanlúcar. Le ostriche si sposano meravigliosamente con un Muscadet-Sèvre-et-Maine (Francia) o un Zibibbo secco, ma se volete osare, provatele con un Marsala Superiore Oro o un Whisky leggermente torbato. Pietanze con salse saporite richiamano un buon Verdicchio di Jesi o un Albariño di Rias Baixas (Spagna)

Uno spumante metodo classico,alla fine, accompagnerà egregiamente quasi tutti piatti della cucina fusion, purché non sia eccessivamente secco. E se vi trovate a Il Pescatorio, abbandonatevi alle sapienti mani di Emanuele: non ve ne pentirete.

è una pescheria alquanto insolita, che tutti vorrebbero avere sotto casa

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